VISIONE DI UN'OPERA

Titolo: Il parco
Autore: Kiara Basile
Inserita: 16/10/2003

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Letta questa lettera me la posi sul petto, stringendola fra le mani, incerta sul spedirla o no. Provai ad immaginare la reazione che avrebbe potuto avere Emanuel quando l’avesse letta e quando mi avesse vista al capanno, quando avrebbe scoperto che la segreta sua ammiratrice ero in realtà io, sua amica d’infanzia. Decisi infine di rinchiuderla nel cassetto della mia scrivania, insieme a tutte le altre, e di mantenere segreto il mio amore: aprii il cassetto, infilai la lettera tra le altre, chiusi il cassetto, infilai la chiave nella serratura, girai la chiave e la tolsi. Vedere, anche se per un istante, tutte le lettere scritte e mai mandate, mi fece riflettere sul fatto che, visto che in questi 26 anni non mi aveva ancora né mostrato nessun segno di interesse al di là dell’amicizia né chiesto di sposarlo e di condividere il resto della mia vita con lui, non me l’avrebbe mai più chiesto e che, forse, era meglio dimenticarlo e sposare Mathias, mio amico d’infanzia, innamoratissimo di me. Scacciai, scotendo la testa, questi pensieri, mi alzai e mi preparai per uscire.
Andai a fare una passeggiata nel parco e, mentre camminavo tra magnolie e rose, immersa nei miei pensieri, incontrai Mathias. Lui mi salutò con uno splendido sorriso, quel sorriso che dodici anni fa mi faceva girare la testa ma che ora non aveva più alcun effetto di quel genere su di me. –Buongiorno bellissima Elissa- mi disse e, come se fosse cosa normale, mi prese la mano e la baciò, -Ciao Mathias- risposi io, -Come sta la mia principessa?- mi chiese dolcemente e, nonostante la sua gentilezza, risposi con tono seccato –Bene Mathias, quante volte te lo devo ancora ripetere che non sopporto quando mi tratti così?-, affrettai il passo e me ne andai. Lui arrivò di corsa, mi sbarrò la strada e mi disse –Che ti ho fatto?-, io ribattei –Lo sai-, mi voltai e imboccai un sentierino sterrato tra i fiori e gli alberi. Lui mi corse dietro e mi afferrò, delicatamente ma con decisione, per la mano e mi impedì di andare avanti. Mi venne di fronte e vide le mie lacrime. –Che è successo? Qual è il motivo delle tue gocce di pianto e della tua tristezza?-, io, non so perché, mi gettai tra le sue braccia e cominciai a piangere tutte le lacrime che avevo trattenuto in questi lunghi anni ogni qualvolta vedevo Emanuel in compagnia di una ragazza. Quando il mio pianto si fu calmato, lo guardai negli occhi e decisi che era meglio dare una risposta alle sue domande –Vedi…Tu per me sei come un fratello. Ti conosco da quando sono nata e ho sempre riconosciuto in te la figura di un fratello maggiore, una persona su cui fare sempre riferimento e che non mi avrebbe mai lasciata. Riconosco che ho avuto una cotta per te quando avevo circa quattordici anni ma ora per me sei solo il mio migliore amico. Proprio per questo ho deciso di aprirti il mio cuore, anche se ci farà soffrire entrambi e non sarà facile esporti tutti i sentimenti che in questi anni ho tenuto rinchiusi a chiave nel mio cuore né sarà per te facile ascoltare le mie confidenze-. Lo guardai bene fisso negli occhi, quegli occhi blu che dodici anni fa mi facevano tremare la voce, e cominciai –Io non ti amo, mi dispiace ma io non ti amo. So che tu mi ami ma io non corrispondo il tuo amore, mi dispiace ma non è colpa mia, purtroppo non si sceglie che amare, ci si innamora e basta. Dico purtroppo perché anche io sono innamorata ci una persona per la quale non sono altro che un’amica, forse una delle sue migliori amiche, ma solo un’amica-, feci una pausa, vidi che i suoi occhi di zaffiro stavano cominciando a riempirsi di lacrime, -E chi sarebbe?- chiese lui con voce tremolante che si sforzava, però, di sembrare normale, -Emanuel- risposi, -Emanuel?- chiese incredulo, -Si- dissi, -Emanuel Ardant, mio amico dalla nostra nascita, tuo amico dalla vostra nascita-, -Da quando provi questo per lui?- mi chiese Mathias con voce sempre meno sicura, -Sono ormai cinque anni, cinque anni di sofferenze e di lacrime soffocate per paura di essere vista, cinque lunghi anni di gelosia ma anche cinque anni di felicità improvvisa ad ogni suo sorriso, ad ogni suo sguardo, ad ogni suo scherzo rivolto a me…-Mathias mi guardò, io lo guardai, ci fissammo a lungo negli occhi, senza parlare; allora la sua voce ruppe il silenzio –Hai mai pensato di dichiararti?-, abbassai lo sguardo per un momento poi tornai a guardarlo in faccia e risposi –Non sai quante volte ho pensato di farlo ma poi, la mia timidezza e la paura di essere respinta mi hanno sempre frenato. Non sai quante lettere gli ho scritto, ormai il cassetto della scrivania è pieno di lettere d’amore indirizzate a lui, la maggior parte anonime, in cui lo invito in un qualche posto la sera per conoscermi…Non ho mai avuto il coraggio di spedirne alcuna, non riuscirei più a guardarlo in faccia dopo avergli dichiarato il mio amore ed essere stata magari respinta…no, no, è meglio che non sappia niente, è meglio che continui a pensarmi come la bambina che giocava con lui a nascondino nei caldi pomeriggi estivi, o come la ragazza allegra e sorridente del giorno del mio diploma o come la fanciulla in lacrime il giorno della mia prima vittoria a tennis…si, meglio che non venga a sapere niente del mio amore per lui…Mathias, mi prometti che starai zitto?-, lo guardai dritto negli occhi e lui mi rispose –Se proprio vuoi, te lo prometto…comunque, lo vuoi un consiglio d’amico?Parlargliene…ti aiuterà a non soffrire più e a dimenticarlo se non ti ama…-, mi guardò e mi sorrise, -Tu, a proposito, come stai?- chiesi, -Bene, ma non preoccuparti per me, pensa solo a te stessa per ora. Pace?-, -Perché, abbiamo litigato?- risposi io con aria da finta tonta, scoppiammo a ridere e ci abbracciammo in un’unica intensa risata.
Il giorno dopo, mentre passeggiavo nel parco, vidi Emanuel che mi correva incontro felice con dei fogli in mano. Quando arrivò davanti a me mi guardò per un lungo periodo negli occhi in un modo in cui non mi aveva mai guardata e mi disse –Ciao-, -Ciao- risposi io, -Che ci fai qui?E che nascondi dietro la schiena?- continuai, -Ti cercavo…volevo parlarti a proposito di queste- e mi mostrò le lettere che avevo scritto, -Oh, no!Mathias ha parlato, Mathias ti ha detto tutto….E pensare che mi ero fidata di lui…- dissi io, -Non ti preoccupare, l’ ho costretto io a dirmi tutto quello che lo faceva soffrire. Quando l’ ho incontrato, ieri pomeriggio, era veramente giù di morale e così l’ ho costretto a dirmi perché stava così male e così mi ha detto di lui, del suo amore non corrisposto per te, di te, del tuo amore per me e delle tue lettere nascoste nel cassetto della scrivania. Mi chiedo come hai fatto a non accorgerti che anch’io provavo e provo ancora la stessa cosa che provavi e provi per me, ti amo. Ti amo più del sole, più della luna, più della mia stessa vita…anzi no, più delle mia vita non posso amarti, e sai perché? Perché la mia vita sei tu!-. Detto questo mi guardò fisso negli occhi e mi baciò, mi diede il bacio più bello che mi avessero mai dato, ci guardammo negli occhi e ci abbracciammo. Ad un tratto sentimmo un –Ehi ragazzi…non vi starete mica dimenticando di qualcuno?-, ci voltammo: era Mathias che ci guardava sorridente appoggiato ad un albero, con il suo solito fare da “essere superiore”. Io ed Emanuel ci sciogliemmo dall’abbraccio in cui eravamo legati e gli andammo incontro, arrivatigli davanti non sapemmo fare alto che abbracciarlo.

 

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